Prodotto da più di 600 anni in Provenza, il sapone di Marsiglia è un tipo di sapone prodotto dalla saponificazione di una miscela di oli vegetali attraverso l’uso di soda caustica. Pur non trattandosi di una denominazione di origine, il sapone di Marsiglia fa riferimento ad un processo di fabbricazione che garantisce un tenore minimo di acidi grassi.
Nel 1688, per editto di Colbert, ministro delle finanze, Luigi XIV promulgò un editto che limitava l’uso del nome “sapone di Marsiglia” ai soli saponi prodotti a Marsiglia e stabilendo le regole della sua fabbricazione: oltre a cucinare in grandi caldaie, era obbligatorio utilizzare solo olio d’oliva puro, vietando qualsiasi grasso animale. I trasgressori correvano il rischio di essere cacciati dalla Provenza.
L’Editto di Colbert ha permesso al sapone di Marsiglia di acquisire una reputazione di alta qualità ed ha rappresentato una garanzia per i clienti per diversi secoli.
Solo all’inizio del 19° secolo che il processo di saponificazione è stato codificato e poi rafforzato dallo sviluppo di analisi di laboratorio.
Il primo saponificio è censito nella regione nel 1370, ed alla fine del XIX secolo 90 saponifici producono 180.000 tonnellate di sapone. Dopo gli anni 50 dello scorso secolo lo sviluppo dei detergenti di sintesi porta al declino dei saponifici marsigliesi, tanto che oggi ne rimangono in attività solo 4, tra cui il saponificio Marius Fabre.
“Nessun grasso, burro o altri materiali possono essere utilizzati nella fabbrica di sapone, con la botte, la soda o il cenere; ma solo oli di oliva puri, e senza miscela di grassi, pena la confisca della merce”
Editto di Colbert, articolo III
Per la produzione del vero sapone di Marsiglia sono necessari quattordici giorni.
Fase 1: Saponificazione o “impasto”. È la trasformazione degli oli vegetali in sapone, sotto l’azione della soda e del calore, in un grande calderone.
Fase 2: Lavaggio. La pasta di sapone viene lavata più volte con acqua salata per rimuovere la soda rimanente.
Fase 3: Cottura. Il sapone viene cotto per 10 giorni ad una temperatura di 120 ° C, sotto la supervisione del produttore di sapone principale. Fase 4: Liquidazione. Diversi lavaggi con acqua pura permettono di ottenere un sapone “extra puro”, privo di impurità ed ha per effetto di purificare il sapone, lasciando nella sua massa quantitativi minimi di alcali caustico, di carbonato alcalino, di cloruro sodico e di glicerina.
Tutti questi passaggi sono chiamati “cottura”. Una fase decisiva e delicata, richiede tutta l’attenzione del maestro saponificatore.
Fase 5: Versatura della cotta. La pasta di sapone viene versata, ancora calda (tra i 50 e i 70°C), nelle “mises”, giganteschi stampi, grazie ad un articolato canale di legno chiamato “goulotte” (scivolo).
Fase 6: Solidificazione. Il sapone si asciuga per quarantotto ore all’aria aperta. In un giorno di maestrale, le finestre rivolte a nord vengono aperte, riducendo così il tempo di asciugatura.
Fase 7: Taglio. Una volta asciutto, il sapone viene tagliato in pani da 35 kg, usando un coltello tirato da un verricello. I pani vengono a loro volta tagliati da una macchina per realizzare blocchi di diverse dimensioni.
Fase 8: Stampigliatura. Esistono due tipi di marcatura: a mano per le barre o stampata a macchina per il cubo. Quest’ultimo è stampato su tutti e sei i lati, segno di riconoscimento del tradizionale “sapone di Marsiglia”.
Un vero sapone tradizionale di Marsiglia è riconoscibile da quattro caratteristiche: deve essere a forma di cubo o di pane, marrone-verde o bianco, portare un’impronta sulle sue sei facce e contenere non più di sei ingredienti naturali. Il colore del sapone all’olio d’oliva oscilla tra il marrone e il verde. Tuttavia, questa produzione tradizionale è severamente sfidata da un sapone artigianale chiamato olio d’oliva, ma oggi composto da olio d’oliva, olio di copra e olio di palma.
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